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Migrant cities di Ernesto Morales

  • Patrizia Miotto
  • 9 mag 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

Nell’universo fluttuante di Ernesto Morales tutto diviene realtà pittorica, grazie alla creazione di scorci di città fantasma sospesi, paesaggi scossi da fulminei temporali estivi, imbevuti di un unico colore. Il tutto è sapientemente ovattato e suoni e colori sono attutiti da atmosfere ancestrali. Lo spettatore viene rapito dalle foreste immerse nella nebbia, più simili a scenografie cinematografiche che ad ambienti naturali, e invaso da una pace densa di mistero.

Nel gruppo di opere intitolato “Migrant Cities", Ernesto Morales propone paesaggi metropolitani dal carattere metafisico, scorci urbani e allo stesso tempo luoghi metaforici che rimandano a qualcosa di indefinito, dove l’interpretazione personale è libera di vagare e dare una propria valenza all'opera. La stessa scelta cromatica del bianco e nero mira a disorientare lo spettatore, abbandonandolo in balia di spazio e tempo.

I luoghi di Morales simboleggiano il legame tra realtà differenti, tra persone lontane, tra il presente e l'ignoto, tra il reale e il surreale. Possono condurre verso città ideali o verso orizzonti sconosciuti.

L’artista argentino Ernesto Morales nasce nel 1974 a Montevideo (Uruguay). Inizia la sua carriera artistica a Buenos Aires, dove ha vissuto fino al 2005. Nel 2006 dopo un periodo iniziale in Francia stabilisce il suo studio in Italia, prima a Roma, e dal 2011 a Torino.

 
 
 

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