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Julien Cachki ed i momenti catturati

Questa settimana vi presentiamo il francese Julien Cachki.

Le sue opere in esposizione alla Galleria Panta Rei sono state create a New York, durante un soggiorno dell’artista, durante il quale ha notato che ovunque ci troviamo, siamo sempre sotto l’occhio vigile delle telecamere, che spiano ed osservano ogni nostro movimento, quasi fossero delle sentinelle.

Le immagini catturate da questi oggetti sono in continuo movimento ed aggiornamento, una dopo l’altra si susseguono a ritmo con i secondi che scorrono, scomparendo poi nel “buco nero” del passato.

È proprio da questo susseguirsi incessante di effimeri movimenti e momenti che nasce la volontà dell’artista di identificare e catturare gli attimi colti dalle telecamere, facendoli così diventare in un certo senso immortali.

Sono quindi immagini digitali riportate su tela che non hanno nessun riferimento temporale che le possa collocare in un momento preciso: è un momento qualsiasi catturato su un marciapiede qualsiasi, in un anno qualsiasi; due sole informazioni ci sono note, il luogo, ovvero Time Square ed un “3, 4, 5 days ago”, che ci porta a chiederci a cosa si riferisca. Tre, quattro, cinque giorni fa rispetto ad ora o rispetto a quando è stato dipinta l’opera? L’artista non ce lo rivela, lasciandoci quindi in balia delle nostre supposizioni e allontanandoci dalla classica definizione di tempo, che diventa così impalpabile ed invisibile.

Julien Cachki nasce nell’ottobre 1960 a Tolosa (Francia) e compie il percorso scolastico in Francia diplomandosi in architettura d’interni. Nel 1987 si trasferisce a Torino dove frequenta l’Accademia Albertina dal 1987 al 1989 approfondendo la tecnica pittorica.

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